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La storia di una civiltà sottomarina e di un cadavere misterioso tra le pagine di Underjungle

underjungle libro

di Mariangela Compasso

“Un tempo eravamo una sola creatura. Sono stati il sale, la sabbia e le correnti a plasmarci, una volta separati da quell’unica entità. Potreste non crederci, ma siamo nati da Ooo, il grande polpo da cui deriviamo tutti”.

No, non è l’incipit di questo romanzo, ma non importa. Quella di Underjungle (Edizioni Atlantide, 2024, pp. 268) è una storia che comincia a ogni pagina, come una poesia che nasce a ogni verso. James Sturz ci trascina negli abissi oceanici, dove vive una civiltà dotata di una spiccata intelligenza e divisa in sette tribù, in continuo conflitto tra loro. Un giorno compare il cadavere di un essere umano, che sconvolge ulteriormente gli equilibri sottomarini. A narrarci l’incontro tra il terrestre e il mondo sommerso è un essere acquatico appartenente alla tribù Gjala. Inizia, così, un racconto lirico e passionale, in cui la profondità si mescola con la superficie, l’acqua con la terra.

La traduttrice del romanzo Ilaria Oddenino, finalista al Premio Annibal Caro 2025 per la migliore traduzione, premio giunto alla sua ottava edizione, è stata bravissima a plasmare le parole, facendole ondeggiare leggere. Si è immersa, è proprio il caso di dirlo, nella lingua di partenza conferendole flessibilità, esplorando le sfumature e cogliendo somiglianze con la lingua di approdo. Ci ha regalato una prosa elegante, lirica e sinuosa. Underjungle è un flusso narrativo in cui i colori, gli odori, i suoni – questo, in un certo senso, è un romanzo di canzoni – sono espressi anche nelle pause, perché il lavoro di riscrittura è anche un lavoro di interpunzione. È straordinaria la sensazione di bagnato che si sente addosso frase dopo frase. Underjungle è una lettura sottomarina e noi siamo lì, tra coralli e iperidi.

“Ho passato un’intera estate nelle profondità oceaniche in compagnia di creature fantastiche che ho amato e disprezzato e che nel progressivo svelarsi in tutte le loro sfaccettature mi hanno detto molto di questo mondo, di noi umani quassù”. Dalle parole di Ilaria Oddenino possiamo intuire cosa l’autore ha cercato di fare in questo sfolgorante romanzo: scandagliare l’animo umano, che è inqueto e imperscrutabile, come il mare.

Quando la creatura marina trova il cadavere in decomposizione cerca di capire da dove proviene, perché è finito lì e a cosa servono i “pinzacoli” situati alle estremità dei suoi arti. La vista di un corpo alieno senza vita gli suscita curiosità – la voce narrante è di un maschio – e comincia a porsi domande sulla propria condizione, che in una sorta di unione cosmica diventano riflessioni sulla condizione umana. Le sette bizzarre tribù in cui è divisa la civiltà sottomarina si contendono il dominio del mare, causando distruzione e morte – “Viviamo in un mondo di squali e tempeste. Per quanto splendido e affascinante, non sarà mai davvero sicuro quaggiù” –. La vita in fondo al mare è piena di insidie, e l’immensità che si estende in tutti i lati potrebbe essere solo un piccolo angolo di un universo molto più grande in cui altre creature sono costrette a lottare per la sopravvivenza. Ma la legge del mare non è la legge della terra, e nel mare anche mangiare il proprio compagno è un atto d’amore.

Underjungle è denso di erotismo. Tra le pagine più belle ci sono quelle in cui Sturz descrive l’amore, quel tumultuoso sentimento che arriva prima con l’odore – “L’acqua era pervasa dal tuo sale, dal tuo odore, dalla tua grazia e dal tuo sapore, e dalla tua tenerezza, dalle tue canzoni, e dal mio desiderio” – e poi con il corpo. Bellissima la descrizione in cui la creatura amata diventa “traslucida” durante l’eccitazione sessuale e lui può guardare dentro di lei. In Underjungle è presente anche una singolare ironia, soprattutto quando si parla di accoppiamento tra esseri marini – “Ci sono vermi piatti che duellano con i propri peni per decidere a chi tocca essere femmina, e il vincitore inietta lo sperma nel corpo dell’avversario” – a dimostrazione di quanto sia fantasiosa e divertente la natura, come nel caso del maschio del pesce mucca spinoso che emette un ronzio acuto durante l’accoppiamento, ma le femmine se ne infischiano, insomma, pare che le femmine del pesce mucca spinoso siano talmente concentrate sulla prestazione da non badare a rumori molesti.

James Sturz è uno scrittore statunitense, nato e cresciuto a New York City. Dopo la laurea ha deciso di visitare l’Italia e nel nostro Paese si è appassionato all’acqua. Tornato negli Stati Uniti, ha continuato con la sua passione, approfondendo gli studi e dedicandosi all’esplorazione dei fondali marini, diventando un Divemaster. Successivamente si è trasferito alle Hawaii, dove ha imparato a fare immersioni in apnea, “senza l’attrezzatura che mi separasse dal mondo sottomarino. Mi lasciavo semplicemente affondare, volevo sapere e sentire cosa significasse vivere nell’acqua, dove tutto ti arriva con le correnti attraverso questo mezzo straordinariamente ricco e pieno di vita, che include prede, minerali, ossigeno, canzoni, compagni e idee”, ha raccontato. Underjungle è stato scritto lì, alle Hawaii. Questo meraviglioso romanzo è una lettera d’amore all’oceano, crudele e magnifico. Parla del nostro legame con il mare e quindi con qualsiasi forma di vita, perché ogni essere vivente è acquatico. Siamo nati nel mare e porteremo sempre il mare con noi.

La creatura marina affida all’oceano i suoi ricordi quando perde l’amata, perché l’acqua custodisce ed espande. E consegna. “L’unica cosa che possiamo affermare con certezza è che l’oceano è onnipresente. Quando la pioggia batte sulla superficie, è la prova che ne esiste uno anche dall’altra parte. O che il nostro oceano è l’unico, ed esercita un’attrazione irresistibile, per cui l’acqua non può far altro che continuare a tornare”.

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