di Mariangela Compasso
Moriremo tutti! Ma con ironia
Siete pronti per essere traghettati nella notte più tenebrosa dell’anno? Per un Halloween terrificante vi proponiamo la lettura del funereo e divertente Il mio gatto mi mangerà gli occhi? di Caitlin Doughty (il Saggiatore, traduzione di Alessandra Castellazzi)
Ce ne parla Mariangela Compasso, allieva del master Il lavoro editoriale (edizione 2020)
«Arresta il processo di invecchiamento all’istante e lo costringe a regredire. Beva quella pozione e non invecchierà mai più, neanche di un solo giorno. Non la beva e continuerà a vedersi imputridire».
Con queste parole Lisle von Rhoman (Isabella Rossellini), una sensuale e misteriosa fattucchiera di settantuno anni, “ferma nel tempo”, cerca di convincere Madeline Ashton (Meryl Streep), un’attrice sul viale del tramonto e rivale in amore della scrittrice Helen Sharp (Goldie Hawn), a bere il tonico che dona bellezza, giovinezza e vita eterne in La morte ti fa bella (titolo originale Death Becomes Her, Robert Zemeckis, 1992). Madeline, dopo una malcelata ritrosia iniziale perché morire è «la legge di natura», alla fine compra il costoso e miracoloso elisir, lo beve e di colpo torna «ragazza», per sempre.
Il celebre film di Zemeckis, vincitore di diversi premi, tra cui l’Oscar per i Migliori effetti speciali, racconta in modo grottesco e ironico la più molesta delle paure: quella di morire. Quando a Ernest Menville (Bruce Willis), chirurgo alcolista marito di Madeline conteso con Helen, anche lei “ringiovanita”, viene chiesto di entrare nel “circolo degli immortali” lui risponde «E se poi mi annoio?», scegliendo così di continuare a vivere, appunto, secondo la legge di natura.
È proprio dell’aspetto naturale della morte che si occupa Caitlin Doughty nel libro Il mio gatto mi mangerà gli occhi? (Will My Cat Eat My Eyebuls?: Big Questions from Tiny Mortals About Death) pubblicato in Italia da ilSaggiatore, 2020, nella traduzione di Alessandra Castellazzi. Come riporta il sottotitolo e altre grandi domande sulla morte Doughty risponde alle domande più bislacche, sfiziose e provocatorie che le vengono poste da bambine e bambini.
E allora cerchiamo di conoscere meglio questa eccentrica scrittrice dai capelli neri, con la frangetta, la carnagione chiara, sempre sorridente, che nel 2015 ha deciso di aprire a Los Angeles, dove vive, un’impresa di pompe funebri.
Caitlin Doughty è nata a Oahu (Hawaii), nel 1984. Si è laureata in Storia medievale all’Università di Chicago. Dopo la laurea si è trasferita a San Francisco e ha lavorato per un anno al crematorio Pacific Interment, prendendo in seguito la seconda laurea in Scienze mortuarie. Ha fondato The Order of the Good Death (L’Ordine della buona morte), un’associazione di artisti, scrittori e accademici accomunati dal desiderio di diffondere una visione nuova sulle idee di morte e di lutto.
Doughty, per esempio, sostiene che trascorrere del tempo, ovviamente per quanto possibile, con la persona defunta serva ad accettare con meno sofferenza la sua morte. Incoraggia la partecipazione dei componenti familiari ai rituali della preparazione del cadavere, come il lavaggio o la vestizione.
È molto attiva anche sui social. Nel 2011 ha ideato la serie attualmente in onda su YouTube Ask a Mortician (Chiedi a un becchino), in cui tratta con umorismo argomenti come la decomposizione del corpo e la necrofilia. Su Instagram, dove ha all’attivo 250.000 follower, posta foto di lei con in mano teschi, biscotti preparati per una festa funebre, mentre mostra un sito di compostaggio umano (procedimento che permette di trasformare i corpi delle persone morte in compost, cioè in terriccio usato come fertilizzante per il terreno), raffigurata su una lapide o messa in una bara con una composizione floreale. Immagini lugubri, però mai inquietanti.
Non è ver che sia la morte il peggior di tutti i mali, diceva Metastasio, e pare che Caitlin Doughty sia d’accordo con il poeta. Lei stessa, in apertura del libro, spiega perché ha sentito il desiderio di scrivere tutte le osservazioni sulla fatal quiete raccolte durante i suoi incontri: «La curiosità è normale. Ma crescendo, le persone interiorizzano l’idea che interrogarsi sulla morte sia morboso o strano. Non possiamo rendere la morte divertente, ma il modo in cui la conosciamo sì. La morte è scienza e storia, arte e letteratura. Crea ponti tra culture e unisce l’umanità intera!»
Senza scomodare Sisifo, dunque, Doughty spiega con un linguaggio accurato, scevro di speculazioni filosofiche, cosa accade ai corpi quando diventano cadaveri.
Leggendo Il mio gatto mi mangerà gli occhi?, arricchito dalle spettrali e bellissime illustrazioni di Dianné Ruz, capiremo cosa succede se si muore nello spazio (vedo Samantha Cristoforetti fare gli scongiuri), perché cambiamo colore quando moriamo, «i corpi morti possono essere un colorato caleidoscopio di attività», sapremo come andò a finire la storia di Shamov, il chirurgo sovietico che nel 1928 cercò di scoprire se il sangue di un morto fosse utilizzabile per le trasfusioni, e ancora, se dopo la sepoltura i nostri capelli continueranno a crescere, se il nostro gatto ci mangerebbe gli occhi qualora il nostro cadavere giacesse stecchito in salotto. Udite udite sì, ma… non subito. Domande bizzarre e irriverenti, poste da bambini curiosi alle quali l’affascinante necrofora, con leggerezza e spasso, risponde fornendo spiegazioni scientifiche.
Un libro che tenta in modo originale di esorcizzare la paura nei confronti della livellatrice con la falce e il mantello. Quando arriverà di certo non saremo pronti, ma non è detto che sarà la fine di tutto. È vero, i nostri fotoni ci lasceranno, andranno a zonzo per l’Universo, ma chissà, forse sentiranno la nostra mancanza e ci verranno a cercare, in fondo sia la vita che la morte sono imprevedibili, figuriamoci la scienza, e come è scritto sulla lapide di Franco Califano “Non escludo il ritorno”.