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Ricordati di me: nostalgia e ritorni in quattro romanzi candidati alla LXXV edizione del Premio Strega

Recensioni libri Premio Strega 2021

a cura di Davide Tamburrini, allievo del master Il lavoro editoriale 2021

Il fil rouge che lega questi testi ci apre gli occhi su mondi diversi e vissuti in modo travolgente, con quella potenza di sguardo che da tanto, forse troppo, avevamo dimenticato

Tra i dodici titoli candidati quest’anno alla vittoria finale del Premio Strega – ma volendo allargare lo sguardo se ne potrebbero includere altri che per motivi di spazio non saranno qui discussi – è possibile cogliere per almeno un terzo di essi un’ispirazione comune, una poetica che condivide molteplici caratteristiche restituite e filtrate al lettore secondo lo stile personale di ciascun autore. Nei libri di Teresa Ciabatti (Sembrava bellezza – Mondadori, 2021), Donatella Di Pietrantonio (Borgo Sud – Einaudi, 2020), Lisa Ginzburg (Cara Pace – Ponte alle Grazie, 2020) e Maria Grazia Calandrone (Splendi come vita – Ponte alle Grazie, 2021) questi elementi ricorrenti – che spesso fungono da motore principale degli eventi che si susseguono nel corso delle pagine – sembrano orientarsi verso scelte ben precise, lasciando trasparire una certa tendenza generale che già da qualche anno sembra volersi affermare sempre di più all’interno della narrativa contemporanea nostrana. È una letteratura di “genere”, che affonda le sue radici in una coscienza d’origine femminile – le autrici sono infatti tutte donne – e che nasce spesso dalla consapevolezza di un dolore, presente o passato, che va in qualche modo risolto o comunque appagato. Capita quindi, e non senza una certa sorpresa accompagnata a volte da un leggero timore, di ritrovarsi immersi in una prospettiva nuova e diversa, capace di sorprendere e sconvolgere per la sua potenza, nei suoi quadri così intimistici e sensibili ma anche così forti, perfino violenti. Uno squilibrio che sembra finalmente appianarsi e chissà che lentamente non possa cominciare a strizzare l’occhio a tanti esempi mitteleuropei o d’oltreoceano, dove quest’inversione di tendenza sembra essersi avviata fortunatamente già con largo anticipo.

Tra i tanti spunti comuni che compongo le fondamenta di questo scheletro narrativo in fieri, il ricordo del passato emerge prepotentemente come la grande cornice che illumina e disperde le scelte dei diversi protagonisti, nella forma di un fantasma che per troppi anni ha dormito nascosto, sepolto, dimenticato o volutamente lasciato da parte. È un passato che ritorna, che perseguita e non dà scampo, che sia il desiderio di tornare nella città natia o la chiamata inaspettata di un’amica che non si sente da tempo, che si mischia al presente e se ne fa interprete – in tutti questi casi la tecnica dell’analessi è usata abbondantemente, in un procedimento narrativo a balzi, che alterna la descrizione del presente al ricordo di momenti accaduti – schiarendone i coni d’ombra e i contorni più remoti.

Sono descrizioni appassionate, spesso crude, violente – come nel caso di Teresa Ciabatti che ricorda nello stile nervoso, fintamente spontaneo e istintivo, l’impulsività tipica delle sedute terapeutiche (“Occhei padre orco, pedofilo. Padre orco, madre castrante, benissimo io adolescente oggetto di derisione dei ricchi aristocratici”), più intimistiche e cadenzate, come accade invece nei bellissimi quadri ricchi di magia contadina disegnati in Borgo Sud (“Non lo vedo il mare, ma so da sempre che sta lì. I pescatori di Borgo Sud saranno al largo, come al solito, già lavorano. Tutti gli altri dormono, è troppo tardi per il giorno che è finito, troppo presto per il nuovo. Dorme anche Adriana, un po’ di mare è colato nel suo nome”) o negli sfondi romani di Cara pacema che comunque convergono nel disegnare un sentimento di nostalgia lontano dalle tinte leopardiane ma assai più vicino a tanta letteratura moderna come ad esempio Il mare di John Benville (Guanda, 2006) o i libri di Tabucchi; una mestizia dolce come miele che scende nel cuore e che gli impedisce di separarsi da un ricordo nel quale erano felici, contrariamente a un presente dove essere incompleti, fragili e inadeguati risulta parte dell’amara quotidianità.

Ma cos’è che tormenta realmente i protagonisti di queste pagine?

Ecco, anche qui abbiamo una risposta. Sono i rapporti familiari, vissuti attraverso legami difficili e complicati, interrotti e mai ripristinati, la cui irrisolutezza non gli permette di vivere la vita con la serenità a cui anelano. La madre Gloria per Maddalena in Cara Pace (“Partenze che hanno il sapore della necessità. Per la prima volta mi sembra di capire mia madre, la sua fuga quando noi eravamo troppo piccole, e tutto quanto ne è seguito”), o quella adottiva per Maria Grazia Calandrone (“Davvero, Mamma, non sappiamo niente e non siamo che corpo e non siamo più in nessun luogo”), la bellissima Livia in Sembrava bellezza o la sorella Adriana per Donatella Di Pietrantonio, sono le figure chiave di una storia che prende le mosse proprio da un equilibrio instabile, turbato da un caleidoscopio di sentimenti contrastanti e porte semichiuse che si riaprono all’improvviso: vincoli che credevano di aver spezzato e che ritornano ad affacciarsi con il loro bagaglio di problemi, domande inconcluse e risposte sospese che si respingono come i poli opposti di un campo magnetico in tensione perenne, una tensione che spesso non trova una valvola di sfogo e che lascia spazio a finali aperti, mai conclusi né risolti veramente ma, alla fine, accettati.

Altro elemento essenziale è quello psicologico, probabilmente il filtro e la lente più nitida attraverso cui tutte le caratteristiche fin qui evidenziate sono raccolte. A ben vedere in effetti, il passato e i rapporti familiari, emersi come i tratti fondamentali e condivisi da questa letteratura, sono indagati attraverso un meccanismo di retrospezione che sa molto di seduta gestaltica, attenta com’è non tanto alla comprensione razionale e al controllo degli eventi, bensì al contatto umano e sentimentale che viene a crearsi in un sistema interattivo fatto di relazioni interpersonali e legami fragili. Un’interpretazione che cerca, a partire dall’ambiente di contorno, di perseguire non una spiegazione logica delle cose, ma uno star bene, un sentirsi a proprio agio a contatto con un’altra persona, quale sia il suo ruolo nella gerarchia dei legami familiari. Spesso questo processo nasce da un forte bisogno interiore, una compulsione irrisolta che conduce a voler trovare il pezzo mancante del puzzle, “il filo da sbrogliare che finalmente ci metta nel mezzo di una verità”, uno schema che ritroviamo pedissequamente nelle trame di questi romanzi, qualsiasi sia il significato e l’importanza che questo legame occupa per gli attori in gioco.  

Per concludere, il vero fil rouge che lega questi testi di matrice femminile e che li origina è una sensibilità che, come una buona ventata d’aria fresca, ci apre gli occhi su mondi diversi e vissuti in modo travolgente, con quella potenza di sguardo che da tanto, forse troppo, avevamo dimenticato.

Per approfondire:

Teresa Ciabatti, Sembrava Bellezza – Mondadori 2021

Dopo aver raggiunto il successo con il suo ultimo libro, una scrittrice si ritrova improvvisamente a fare i conti con il proprio passato quando un’amica di vecchia data, Federica, si ripresenta dopo tanti anni alla sua porta assieme a sua sorella Livia. L’incontro sarà il pretesto che permetterà alla protagonista di ritornare indietro nel tempo, in un continuo alternarsi di ricordi di un’infanzia lontana – i timidi anni del liceo (la ragazzina sullo sfondo nella foto di classe, lontano dall’obiettivo, in seconda fila) – e rapporti complicati con l’universo di relazioni che le gravita attorno: suo marito, i suoi amanti, sua figlia, i suoi genitori. Un universo in cui a volte le scelte fatte sembrano condannare e marchiare a vita gli attori di questa storia nonostante il tempo gli ricordi, di tanto in tanto, che tutto passa e che niente è mai veramente già definito.

Come ha scritto Sandro Veronesi per la presentazione di questo libro al Premio Strega, Sembrava bellezza “è un racconto talmente colmo di menzogne che alla fine rasenta la più intima delle confessioni”, ed effettivamente quella che si affronta è una lettura piena di inciampi, dove la verità, o per meglio dire le verità sapientemente disseminate fra le pagine e che fino a un attimo prima ci sembravano incontrovertibili, fatti universalmente accettati e presupposti fondamentali per il prosieguo della narrazione, vengono improvvisamente messe in discussione, ingannando, disorientando il lettore. Un romanzo struggente, che con una scrittura nervosa ma efficacemente cruda e realistica ci conduce a scandagliare gli innumerevoli sentimenti che contraddicono l’animo umano, in un meandro indistricabile di dubbi, timori e la paura mai veramente sopita di non essere accettati per quello che siamo.

Donatella Di Pietrantonio, Borgo Sud – Einaudi 2020

Una scrittura piena di malia, lievi sussurri e anatemi magici, ci seduce senza sosta fra le pagine di questo romanzo, cullandoci come il mare fa con le barche dei pescatori quando tutte le mattine partono piene di speranza da Borgo Sud. È da qui che Adriana, l’irruenta sorella della protagonista, irromperà prepotentemente nella sua vita, strappandola alla quotidianità a cui ormai si era abituata, fra una lezione e l’altra all’università di Grenoble, in Francia. In questo libro pieno di passioni, Donatella Di Pietrantonio disegna con estrema maestria un microcosmo fatto di sguardi, parole non dette e sotterranei rancori che increspano la superficie dei volti di personaggi che spesso sembrano impassibili, quasi rassegnati agli eventi che accadono. Ritorni che screziano i ricordi di una vita intera, vissuta fra gli azzurri iridescenti dell’Adriatico e i suoi profumi di mosto misti a salsedine, e che ci accompagnano in questo viaggio alla riscoperta di noi stessi e di un passato che non smette mai di bussare alla porta.

Lisa Ginzburg, Cara Pace – Ponte alle Grazie, 2020

Tornare a Roma. È questo il desiderio impellente che da qualche giorno perseguita Maddy, la protagonista di queste pagine. Rivedere i luoghi dell’infanzia, dai giardini di Villa Doria Pamphili alle basse case di Monteverde, fra via dei Quattro Venti e Porta S. Pancrazio, incluso l’appartamento in cui, tanti anni addietro, lei, la sorella Nina e la tata Mylène vivevano assieme, colpa l’assenza dei genitori. Gloria e Seba sono infatti separati fin da quando Nina e Maddy erano piccole, lasciando nella vita delle due bambine un vuoto incolmabile fatto di silenzi e ragioni non dette. Fra le mille difficoltà legate a una adolescenza così tormentata le due sorelle svilupperanno ben presto forme diverse di protezione, diverse ma complementari, spesso sostenendosi vicendevolmente con la sola forza della presenza. Un carapace simile a quello della tartaruga – il piccolo animale domestico che Maddy ammira costantemente sul balcone di casa sua nel suo muoversi lento ma incessante –, una dura corazza, costituirà l’unico angolo sicuro nel quale rifugiarsi durante le mille avversità, una difesa istintiva ma necessaria per raggiungere la tanto agognata Cara Pace.

Maria Grazia Calandrone, Splendi come vita – Ponte alle Grazie, 2021

“Splendi come vita è una lettera d’amore alla madre adottiva. È il racconto di una incolpevole caduta nel Disamore, dunque di una cacciata, di un paradiso perduto”. È con queste parole che Maria Grazia Calandrone introduce una storia dalle tinte autobiografiche e dall’impatto emotivo molto forte che comincia nella lontana estate del 1965 quando si ritrova orfana – abbandonata su una panchina di villa Borghese – e affidata alle cure di una coppia romana. Quattro anni dopo, a seguito della confessione dei genitori adottivi, nella giovane protagonista si creerà una frattura insanabile, un sentimento di rifiuto che la perseguiterà fin dal suo primo manifestarsi. Chi scrive queste pagine sarà però ormai una donna adulta, che con una prosa lirica, composta da una sintassi evocativa fatta di parole e pensieri spesso solamente accennati, riuscirà a consegnarci un diario di un’intimità toccante, una lettera piena d’affetto per una donna che con il suo amore ha saputo non solo crescere Maria Grazia ma soprattutto e specialmente essere sua Madre.

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